Mauro Salizzoni

Se da ragazzo mi avessero detto che sarei diventato un chirurgo, non mi sarei stupito: sono sempre stato convinto che chirurghi si nasce, e alla chirurgia ho dedicato tutta la mia vita.

Ho studiato e mi sono specializzato a Torino, e poi in giro per il mondo, a Parigi, ad Hanoi, a Bruxelles, dove ho imparato a sviluppare le tecniche migliori da adottare a vantaggio dei miei pazienti.  

Con impegno e con passione ho messo quello che avevo imparato a disposizione della sanità pubblica italiana, costruendo a Torino, insieme ad un’équipe straordinaria di medici e personale infermieristico, un centro di eccellenza assoluta nel campo dei trapianti, che nel 2017 ha raggiunto il record dei 3.000 trapianti.

Ho conosciuto le sofferenze e le speranze dei miei pazienti, ma anche la tragedia umana che ogni donazione implica. Ed è ai donatori che vanno sempre i miei pensieri e la mia gratitudine. La sofferenza e speranza mi hanno reso un medico migliore, e in questo credo stia il senso del mio mestiere. In questa impresa mia moglie e i miei figli mi hanno sempre sostenuto.

Sono nato a Ivrea il 14 aprile del 1948, figlio di una coppia di operai. Nel 1973 mi sono laureato in medicina e chirurgia all’Università di Torino, per poi specializzarmi in chirurgia generale e toraco-polmonare. Ho completato la mia formazione a Parigi presso la clinica chirurgica diretta dal Prof. J. N. Maillard, mi sono specializzato in chirurgia epatica ed esofagea in Vietnam con Nguyen Duong Quang, quindi ho collaborato con l'équipe di trapianto epatico diretta da Jean Bernard Otte a Bruxelles. Rientrato in Italia nel 1990, divento responsabile dell'attività chirurgica di trapianto di fegato all'Ospedale Molinette, quindi, direttore del centro trapianto di fegato. Ho insegnato chirurgia generale alla facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Torino e ho fatto parte del Consiglio superiore di sanità.

Le mie passioni: il ciclismo, la montagna, la politica.

Nel 2003 sono stato nominato presidente della commissione nazionale antidoping di Federciclismo. Ho ricoperto l’incarico per tre anni, un’esperienza agrodolce che mi ha permesso di conoscere da dentro il mondo dello sport professionistico.

La corsa Ivrea-Mombarone, in particolare, è per me irrinunciabile, e taccio sulle follie che ho commesso per partecipare, senza soluzione di continuità, a tutte le sue 42 edizioni.

Il Mombarone non è solo la mia montagna magica, ma anche un guanto di sfida: quello che mi incoraggia a superare i miei limiti, a dare tutto me stesso per conseguire gli obiettivi che mi sono prefissato.

Ho sempre militato nella Sinistra. Nel 1994 sono stato eletto consigliere comunale a Ivrea.  Un’esperienza che ho voluto ripetere nel 2018.

Nel 2019 mi candido nelle fila del Pd, come indipendente, alle elezioni regionali. Vengo eletto con oltre 18mila preferenze e, quindi, nominato vice Presidente del Consiglio regionale del Piemonte. A chi mi chiede “ma chi te lo fatto fare, Mauro?”, rispondo: “per restituire prestigio ai grandi principi della Sinistra in cui credo da sempre, ovvero la solidarietà, l’uguaglianza, il diritto alla salute e alle cure migliori nel pubblico”.

Ho voluto mettere disposizione del Consiglio regionale e del centrosinistra le mie competenze, e battermi perché Torino e il Piemonte possano finalmente vedere la nascita del Parco della Salute, della Scienza e dell’Innovazione. Per costruire un nuovo futuro, partendo dalla sanità.